Il processo di privatizzazione dell’acqua, in atto in Italia, è una minaccia al diritto alla vita. Nonostante il Referendum del 2011 – quando il popolo italiano aveva deciso che l’acqua doveva uscire dal mercato e che non si poteva fare profitto su questo bene così sacro – i governi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni hanno fatto a gara per favorire il processo di privatizzazione dell’oro blu.
Non migliore fortuna abbiamo avuto in parlamento, che aveva il dovere di tradurre in legge quello che il popolo italiano aveva deciso con il referendum, ma non l’ha fatto. A questo scopo il parlamento aveva a disposizione anche la legge di iniziativa popolare che aveva ottenuto oltre 500.000 firme. Ci sono voluti anni di pressione perché quella legge fosse presa in considerazione dalla Commissione ambiente della camera presieduta da Ermete Realacci (Pd). E quando l’ha finalmente accolta, la Commissione l’ha radicalmente snaturata e poi non l’ha mai fatta discutere in parlamento. È grave che due presidenti della Repubblica, Napolitano e Mattarella, non abbiano richiamato i parlamentari al loro dovere di legiferare secondo i dettami del referendum.
Invece il parlament, nella Finanziaria ,ha incoraggiato gli Enti Locali a privatizzare il servizio idrico, permettendo loro di utilizzare i proventi delle alienazioni dei beni comuni come i servizi idrici per coprire mutui e prestiti e così ripianare i loro debiti. È questa ormai la via maestra per forzare i Comuni indebitati a privatizzare l’acqua.
Inoltre, pochi giorni prima della chiusura del parlamento, è stato introdotto un emendamento nella Finanziaria per creare l’Acquedotto del Mezzogiorno, una multiutility, per gestire l’acqua del Centro-Sud dell’Italia! Un emendamento bipartisan proposto dal deputato pugliese Ginefra in nome del governatore della Puglia, Emiliano: «Nell’interesse dell’intero Mezzogiorno – aveva infatti detto Emiliano nel 2016 al Congresso nazionale ANCI, tenutosi a Bari – intendiamo dare avvio e realizzare un percorso nel quale l’Acquedotto Pugliese si trasformi in una holding industriale partecipata da quelle Regioni che intendono partecipare al progetto attraverso il conferimento delle rispettive partecipazioni azionarie nelle aziende regionali attive nell’acqua».
Per le proteste di varie regioni del Sud, questo emendamento non è passato, ma è stato sostituito con un altro più generico, ma che resta sempre molto pericoloso. Infatti Emiliano sta già lavorando per includere nell’Acquedotto Pugliese la Gesesa Spa di Benevento e l’Alto Calore di Avellino, per farne una piccola multiutility. Ma il suo sogno è sicuramente l’Acquedotto del Mezzogiorno. Un bel bocconcino per l’Acea di Roma , ma soprattutto per le due più potenti e onnipresenti multinazionali dell’acqua: Suez e Veolia.
Il popolo del referendum
È il tradimento del Referendum da parte di tutti i partiti. È in particolare il tradimento del Pd che ha continuato con la sua politica di privatizzazione dell’acqua, ma anche dei Cinque Stelle, nati dalla lotta contro la privatizzazione dell’acqua, incapaci a Roma come a Torino a ripubblicizzarla. Così, in Italia, nonostante la vittoria referendaria, rischiamo di perdere il bene più prezioso che abbiamo.
Per questo mi appello al popolo dell’acqua, a quel grande movimento popolare che ha portato alla straordinaria vittoria referendaria, perché ritorni ad obbligare una politica riottosa a conformarsi al volere popolare. Questo avverrà solo se sarà il popolo a muoversi. La prima cosa che tutti dobbiamo fare è quella di riportare il tema dell’acqua nell’attuale campagna elettorale, chiedendo a ogni politico e ogni partito di esprimersi su questo tema vitale.
Per questo chiedo che i comitati cittadini, provinciali, regionali insieme al Forum scendano in campo per rimettere l’acqua al centro del dibattito politico. Mi appello anche al Coordinamento Centro-Sud perché si impegni contro la costituzione dell’Acquedotto del Mezzogiorno.
Dobbiamo lavorare insieme, in rete. Le multinazionali dell’acqua infatti stanno unitariamente montando una campagna durissima. «L’acqua non è un diritto pubblico – ha detto recentemente il presidente della potentissima Nestlé, Peter Brabek-Letmahe. La Nestlé dovrebbe avere il controllo della fornitura idrica mondiale in modo che possa rivenderla alle persone con profitto». Ecco il loro piano! E contro questo enorme potere che dobbiamo batterci. Dobbiamo farcela. Si tratta di vita o di morte per miliardi di uomini e donne.
Si tratta – come afferma papa Francesco – del diritto alla vita.
(Alex Zanotelli, Nigrizia, 22 gennaio 2018)