martedì, Novembre 19, 2024

Battesimo come orientamento della vita (Mc 1,7-11)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

(…) La scelta di Gesù per il messianismo della croce, in continuo contrasto con l’attesa degli apostoli di un messianismo trionfante, percorre tutto il vangelo come il suo filo conduttore

La scelta per il messianismo della croce non comporta un ripiegamento su se stessi chiusi nel bozzolo sacrificale della sofferenza, ma, in contrasto con la tradizione e la cultura semita, libera la vita della fede dall’ingerenza del potere politico. La fede è fiducia nella persona di Cristo, esprime l’amore, e la condizione imprescindibile dell’amore è la libertà. Il potere può costringere a piegare le ginocchia, ma non può generare la fede: è umiliante per l’uomo e indecoroso per Dio.
Su questo tema dobbiamo chiedere perdono di un passato non sempre coerente (l’evangelizzazione dell’America Latina) e di un presente non del tutto è limpido: da una parte si cerca l’appoggio della legge civile alla morale cristiana, dall’altra si percorrono le vie dell’ingerenza più o meno mascherata. Inoltre la scelta della croce è in stridente contrasto con i segni della sacralità che incutono sottomissione. La stessa struttura gerarchica degli onori non collima con lo spirito evangelico che vuole tutti fratelli. La diversità dei ruoli non dovrebbe implicare la diversità nel rispetto e nella dignità, senza titoli onorifici e stemmi nobiliari. Tutto questo ha la sua spiegazione storica nel feudalesimo durante il quale la Chiesa ha organizzato la società e si è organizzata essa stessa.
Il nostro battesimo si colloca in questo orizzonte culturale ed esprime la scelta del senso della vita, elemento qualificante della nostra identità personale e della vita di fede: tutto il resto acquista valore in rapporto all’orientamento scelto nel battesimo
Chi vive a contatto con la gente nella vita pastorale si rende conto che le cose stanno diversamente. Il battesimo è “una cerimonia” bella che si deve fare come è usanza nelle famiglie di tradizione cristiana, altrimenti ci si sentirebbe in colpa… difficilmente si pensa a una scelta di senso da dare alla vita, tanto che di fatto viviamo come se non ci fosse mai stata. 
Il salto socialmente riconoscibile non è tra chi ha ricevuto il battesimo e chi no, ma tra chi è prete e tutti gli altri, battezzati e non-battezzati. Forse funziona una certa logica costrittiva di appartenenza al gruppo. La responsabilità della perdita di valore del battesimo ricade sulla clericalizzazione della Chiesa, che, nonostante il Concilio Vaticano II, persiste nella pratica e in questi ultimi tempi diventa sempre più insopportabile. 
(Vittorio Mencucci è prete della diocesi di Senigallia, parroco di S. Giovanni Battista di Scapezzano (An), teologo di frontiera, Adista Notizie n° 43 del 16/12/2017)
 

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