Al cuore di questa quinta edizione del vertice tra Unione africana (Ua) e Unione europea (Ue), tenutosi ad Abidjan il 29 e 30 novembre, non poteva che esserci lo scottante tema dei migranti africani in Libia, dopo le reazioni di indignazione che ha scatenato in tutto il mondo il video della Cnn sulla vendita all’asta di alcuni di loro.
«La questione dell’immigrazione si pone in termini drammatici. Fino a quando, voi e noi, osserveremo questa tragedia insensibili, impotenti, inattivi? Il nostro summit dev’essere il punto di partenza di un’azione risoluta, che miri a trovare una risposta a questa tragedia», ha dichiarato il primo giorno di vertice il presidente della Commissione Ua, Moussa Faki, davanti a una platea di 5.000 partecipanti, 83 capi di Stato di 28 paesi europei e 55 africani, e una delegazione dell’Onu.
Gli assi principali dell’intervento congiunto Ue-Ua sono stati annunciati poi quella stessa serata dal presidente francese, Emmanuel Macron: rimpatrio dai luoghi di detenzione libici dei migranti che lo desiderino, rispetto del diritto di asilo in Europa e smantellamento della rete dei «trafficanti di esseri umani, profondamente legati ai traffici di armi, di droga e ai movimenti terroristici della fascia saheliana».
Libia, rimpatri e sanzioni
Per quanto riguarda i rimpatri, a quanto pare, non si tratterà di un intervento militare, ma piuttosto di un coordinamento delle forze già attive sul campo (Onu, Oim, Unchr). Se il Rwanda si era già impegnato ad accogliere 30.000 migranti, l’Ue assicura ora l’assistenza all’Oim per rimpatriare i 3.800 profughi africani già identificati da una missione dell’Ua: il loro totale, secondo le cifre comunicate da Faki durante la conferenza stampa finale del summit, è stimato tra 400.000 e 700.000 individui.
Riguardo allo smantellamento delle reti criminali, dopo un’inchiesta condotta da Libia e Ua, i paesi europei, africani e l’Onu si impegneranno nel congelamento dei beni, in sanzioni finanziarie e nell’avvio di procedimenti giudiziari contro i presunti colpevoli.
Data la priorità nell’agenda internazionale di trovare soluzioni almeno apparentemente efficaci nel breve periodo e dare risposte all’opinione pubblica e mediatica al problema libico, nessuna concreta decisione è stata presa sulle altre questioni meno discusse durante il summit, quali la sicurezza e tutto quanto ruotasse attorno al tema ufficiale del vertice, ovvero la “gioventù”, in termini di investimenti, educazione e formazione.
I giovani aspettano
A fronte dell’esplosione demografica della popolazione dei paesi africani rispetto all’invecchiamento di quella europea (secondo i dati Onu, se oggi gli africani sono più di 1,2 miliardi – di cui 720 milioni con meno di 25 anni – e rappresentano il 17% della popolazione mondiale, nel 2050 un giovane su tre vivrà in Africa e nel 2100 il 40% della popolazione sarà africana), durante il vertice si sarebbe dovuto parlare infatti anche di più lungimiranti politiche in ambito migratorio ed economico.
Se l’Europa oggi può vantarsi di essere il primo investitore e partner commerciale del continente africano, quello che manca è però un progetto di partenariato economico che miri sinceramente a uno sviluppo reciproco e paritario tra i paesi dei due continenti, e che possa contribuire a far fronte all’attuale esigenza di almeno 18 milioni di posti di lavoro all’anno in Africa. Per tali questioni, l’appuntamento è rimandato al prossimo summit, fra tre anni. Si attendono invece le prossime settimane per capire in che modo si organizzeranno i rimpatri dei migranti dalla Libia e che tipo di trattamento questi riceveranno.
(Luciana De Michele, Nigrizia, 01 dicembre 2017)