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Il Cristo, crocifisso di nuovo in Regione Liguria

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Il Consiglio comunale di Genova, su proposta della Lega e di tutta la destra che è maggioranza, il 5 dicembre 2017 ha approvato una delibera che ordina di appendere il crocifisso alle pareti dell’aula consiliare e nei luoghi di pertinenza aperti al pubblico.


La delibera vincola il sindaco di Genova Marco Bucci ad eseguire la delibera e siamo certi che si adeguerà alla bisogna ornamentale. Lo stesso aveva fatto mesi addietro la Regione Liguria. La delibera verrà inviata ai presidi delle scuole, cui il Comune non può imporre il crocifisso appeso al chiodo, ma la minaccia è chiara: adeguatevi e sarà meglio per voi. È quasi Natale e la Lega si farà anche paladina del presepe in ogni luogo pubblico, mostrando pastori, buoi, asini, oche e armamentari di complemento come usbergo contro la barbarie degli immigrati, in difesa dalla «civiltà cristiana». È un giorno triste per la civiltà che dichiara la propria paura di fronte ad affamati e disperati in cerca di cibo e vita migliore, come il diritto internazionale gli riconosce e che le civiltà, specialmente se si drogano con l’aggettivo «cristiano», hanno l’obbligo di tutelare.

Sono cattolico e credente, e anche prete, cioè rappresentante ufficiale del Cristianesimo che s’identifica nel vangelo del Crocifisso, come magistralmente grida Paolo: «noi annunciamo Cristo crocifisso: scandalo…e stoltezza…» (1Cor 1,23). Per questo ho diritto di parola e parlo contro questo atto ignobile e dissacratorio. Appenderlo sulla parte della casa politica che dovrebbe essere comune, cioè di tutti, credenti, non credenti, atei, miscredenti, mussulmani, taoisti, buddisti, sincretisti e indifferenti, è un insulto e la negazione della funzione politica di un ente dello Stato che nel 1984, revisionando il famigerato concordato, ha abolito «la religione cattolica come religione di Stato». Il quale Stato non può essere ateo o religioso o indifferente, deve essere semplicemente «neutrale» e creare le condizioni perché tutti possano esercitare la propria libertà di coscienza e di religione. La Regione come ente pubblico competente vigila perché questa libertà fondamentale non sia conculcata e non prevarichi sugli altri. È lo spirito e la lettera dell’art. 8 della Costituzione Italiana.

C’è però di più, la delibera proposta dalla Lega ha una portata spaventosamente ideologica perché il suo obiettivo non è il Crocifisso, di cui non gli importa nulla, ma «l’arma-crocifisso» come contrapposizione all’Islam, per cui non si esita a impugnarlo come spada e a sventolarlo contro gli immigrati.

Quest’uso è blasfemo, stupido e senza prospettiva. Ridurre il Crocifisso, il simbolo dell’universalità, appunto «cattolica», del cristianesimo, a ornamento di parete, raccoglitore di polvere, è più blasfemo che non essere praticante. Ancora peggio, costringere il Cristo a sentire le politiche miopi che si discutono in consiglio regionale è peggio della crocifissione re-inflitta e della coronazione di spine.

Usare poi il Crocifisso contro i migranti è la negazione di qualsiasi afflato non dico di fede, ma anche semplicemente religioso, perché dimostra la totale ignoranza degli autori della delibera in fatto di religione e di vangelo. Si dicono cristiani perché non avendo argomenti oltre la paura e il terrore, hanno bisogno di simboli per coprire la povertà demenziale delle loro politiche senza respiro.

I migranti oggi sono i lebbrosi del tempo di Gesù e quindi i suoi prediletti, coloro con cui egli s’identifica: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”» (Matteo, 25,35-40).

Invito tutti i cristiani che ritengono «sacro» il loro Crocifisso, che celebrano ogni domenica nel memoriale dell’Eucaristia, a inondare la Regione di proteste e disdegno per un atto inqualificabile di inciviltà che ci riporta indietro di millenni. Non possiamo tollerare l’uso ignobile del Crocifisso come arma contro i poveri e i poveri dei poveri. Se nessuno della Chiesa ufficiale protesta, a cominciare dal vescovo di Genova, allora sappia la casa d’Israele e sappiano i cattolici da salotto che c’è una voce in questo assordante deserto, che si leva in difesa del Crocifisso e contro i barbari che lo bestemmiano attaccandolo alle pareti come fosse un ferro di cavallo.

Sappiano i leghisti che essi sono contro il Cristo dei Vangeli, schierato senza condizione con tutti gli immigrati di tutti i tempi, sono fuori della Chiesa, e lo stesso Crocifisso li aspetta, attorniato da immigrate e immigrati per giudicarli esclusivamente sul loro atteggiamento nei confronti della carne dei crocifissi respinti, violati, torturati, venduti, schiavizzati con i soldi del governo miserabile italiano. Il Pd che non ha votato ha perso una splendida occasione per affermare il Diritto e per difendere la laicità dell’Ente pubblico. Non lo ha fatto per altrettanta miopia e bassi calcoli. Voi non meritate rispetto. Ai legisti dico: sarete travolti dall’immigrazione che segnerà il prossimo secolo e vi seppellirà perché nella vostra miopia siete incapaci di scelte politiche umane e di giustizia. La storia vi ricorderà come un incidente di percorso, mentre una mano migrante entrerà in consiglio regionale e, tremante e con rispetto, deporrà il Cristo venerato dagli stessi Mussulmani come Profeta e inviato da Dio.


(Paolo Farinella, prete, MicroMega,11 dicembre 2017)
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