La Cnn ha avuto il merito di riuscire, con le immagini, a portare davanti all’attenzione internazionale il commercio di schiavi africani in Libia, già denunciato, nel silenzio, mesi prima, dall’Organizzazione Onu per le migrazioni. Cominciano a venire al pettine i tragici nodi favoriti dalle politiche migratorie europee e italiane.
Dopo le immagini della Cnn – uno dei più qualificati canali televisivi americani indipendenti –  che mostrano un’asta di schiavi organizzata dai trafficanti di migranti  dall’Africa sub-sahariana in Libia, sembra che tutti abbiano scoperto,  ora, il lurido mercato.
Ma era l’11 aprile quando l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), scriveva  in un suo comunicato stampa: “Nello scorso fine settimana, personale  dell’OIM in Niger e in Libia ha documentato fatti scioccanti sulla rotta  migratoria nord africana. Li hanno descritti come ‘mercati degli  schiavi’ che tormentano centinaia di giovani africani diretti in Libia”.  Il comunicato continua riportando dettagliati racconti, compresi i  prezzi della “merce umana” venduta alla luce del sole.
Il giorno prima The Guardian,  autorevole quotidiano inglese, aveva pubblicato un lungo articolo in  cui, tra l’altro, riportava la dichiarazione di Mohammed Abdiker,  responsabile Oim per le operazioni e le emergenze: “Gli ultimi rapporti  sui ‘mercati di schiavi’ per migranti possono essere aggiunti ad una  lunga lista di oltraggi… La situazione è tragica. Più l’Oim si impegna  all’interno della Libia, più constata che è una valle di lacrime per  davvero troppi migranti”.  
Alla denuncia si erano uniti altri autorevoli mass media inglesi, come la Bbc e The Indipendent,  e anche i principali giornali di casa nostra. Ma in quel periodo la  priorità assoluta era fermare i flussi, supportare i vergognosi accordi  italiani con la Libia – quale Libia poi? – in modo da chiudere la rotta  che portava i migranti africani in Europa attraverso le nostre coste.  Così, quelle denunce dettagliate, circostanziate, autorevoli e ufficiali  – l’Oim è l’organizzazione dell’Onu preposta alle migrazioni – sono  rimaste lettera morta. 
Ma non poteva durare troppo a lungo. Ora lo scandalo è sotto gli occhi di tutti e le dichiarazioni ufficiali fioccano. Dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che si  dice inorridito dal video, al presidente della Commissione dell’Unione  africana, il ciadiano Moussa Faki Mahamat, che chiede urgentemente  un’inchiesta credibile sulla questione. Ne ha incaricato la Commissione  africana per i diritti degli uomini e dei popoli (African Commission on  Human and Peoples’ Rights) e ha chiesto alle autorità libiche di  collaborare all’indagine per appurare la verità.
Persino il presidente sudanese, Omar Hassan  al-Bashir si è attivato, incontrando Mahmoud Jibril, il capo di uno dei  partiti libici più importanti, l’Alleanza delle forze nazionali libiche  (Libyan national forces alliance – Nfa) per discutere della sua visione  in materia di migrazioni illegali. Si è inoltre impegnato ad attivare  il Consiglio africano per la pace e la sicurezza (African peace and  security council – Apsc) e a discuterne con il presidente della  Repubblica del Congo, Denis Sassou Nguesso, alla testa del Comitato  dell’Unione africana sulla Libia.
Scopo ultimo dell’incontro, comunque, era  trovare un accordo su come fermare i migranti che passano la frontiera  tra i due paesi, impegno che il presidente sudanese ha preso con  l’Unione europea, come garante del processo di Khartoum,  l’accordo che punta a prosciugare i flussi migratori sulla rotta del  Mediterraneo centrale. Il Sudan ha già fatto la sua parte, schierando  alla frontiera libica la Rapid support force, una forza speciale,  famigerata nel paese per le violazioni dei diritti umani anche dei  cittadini sudanesi, figuriamoci quelle dei migranti illegali.
Non poteva mancare una dichiarazione del  nostro ministro degli Interni, Marco Minniti, che ha qualificato come  inaccettabile quello che avviene in Libia. Dimenticando che proprio gli  accordi da lui promossi, e di cui fino a ieri si è grandemente vantato,  hanno favorito abusi di ogni genere su persone che avrebbero dovuto  invece essere protette. Nei giorni prima dello scoppio dello scandalo  del mercato degli schiavi, erano infatti al centro dell’attenzione le  condizioni nei centri di detenzione libici, parte di quegli accordi,  giudicate come “un oltraggio all’umanità” da Zeid Ra’ad al Hussein, Alto  commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Per ora, però, la discussione sembra  restare solo sul piano delle condanne e delle dichiarazioni inevitabili.  L’unica proposta concreta sembra essere quella del governo della Costa  d’Avorio: porre la questione dei migranti in Libia, e forse dei migranti  dall’Africa in generale, all’ordine del giorno nel prossimo vertice  Africa-Europa, previsto il 29 e 30 novembre prossimi ad Abidjan. E’  infatti sul piano politico e diplomatico internazionale che va trovata  una soluzione al problema.
La condizione dei migranti in Libia non è  che il peggior frutto di un approccio alla crisi migratoria come  questione di sicurezza, che finisce per rafforzare le reti dei  trafficanti, come le politiche europee e gli accordi italiani hanno già  ampiamente dimostrato. E’ su questo approccio securitario che va portato  il dibattito per trovare una direzione diversa, che garantisca invece  il rispetto dei diritti dei migranti e l’interesse complessivo dei paesi  attraversati dai flussi migratori contemporanei.
(Bruna Sironi, Nigrizia, 23 novembre 2017)
