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Sei cose che possiamo aspettarci dagli estremisti di destra nel parlamento tedesco

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Dopo 60 anni l’estrema destra tedesca torna al Bundestag. Abbiamo analizzato tre punti delle elezioni che fanno paura, e tre motivi per cui l’AfD non andrà lontano.


Manifesti elettorali di Alternative für Deutschland. Foto via WikiCommons

Ieri, il 12,6 percento dell’elettorato tedesco ha scelto l’AfD, un partito anti-immigrazione e anti-democratico che si appresta a entrare per la prima volta in parlamento. Mentre Angela Merkel vedeva riconfermato il suo mandato, il leader dell’AfD, Alexander Gauland, si rivolgeva agli elettori da Berlino dicendo: “Cambieremo questo paese. Daremo la caccia ad Angela Merkel e a chiunque altro, e ci riprenderemo questo paese.” Per i prossimi quattro anni, in pratica, la politica tedesca non sarà la stessa. E forse anche più a lungo.
Ma cosa significa tutto ciò?
Sul lungo termine, il risultato delle elezioni generali potrà avere un impatto nefasto. A fronte di questo ci sono almeno tre conseguenze; ma anche tre ragioni per cui c’è ancora spazio per la speranza:
PERCHÉ L’INGRESSO DELL’AFD IN PARLAMENTO FA PAURA
1. Il partito non ha mai avuto così tante risorse finanziare
Si potrebbe pensare che per un partito populista di destra sia sufficiente uno smartphone con Facebook e Twitter; in realtà, l’AfD è un’organizzazione che deve coordinare il lavoro di 28mila membri e che ora dispone di ingenti risorse.
2. L’odio e la glorificazione della Seconda Guerra Mondiale diventeranno la nuova normalità della politica tedesca
Negli Stati Uniti, quasi nessuno è più sorpreso se il presidente difende i neonazisti o definisce “stupratori” i messicani. In Germania succederà una cosa analoga, e i notiziari si riempiranno di notizie del genere. Se dovesse esserci una coalizione—cosa che la SPD (il partito socialdemocratico tedesco) non sembra volere—Alexander Gauland diventerebbe leader d’opposizione, e dunque titolato a parlare subito dopo Angela Merkel. Fomenterebbe la destra con discorsi sull’orgoglio “del servizio dei militari tedeschi in due Guerre Mondiali.” Wilhelm von Gottberg, deputato della Bassa Sassonia, chiamerebbe l’Olocausto un “efficace strumento per la criminalizzazione dei tedeschi.” E Jens Maier, della Sassonia, potrebbe maledire sul grande palcoscenico del paese la “creazione di popoli misti” e difendere lo stragista norvegese Anders Breivik. Tutto questo, del resto, è già stato pubblicamente affermato dai tre.
3. I populisti di destra influiranno sull’agenda politica
Il primo ministro turingiano Bodo Ramelow ha detto che, all’interno del relativo parlamento regionale, i politici dell’AfD si sono comportati come “nella fase finale della Repubblica di Weimar.” Ovvero, utilizzando le regole del parlamento per danneggiarne il funzionamento, imponendo all’ordine del giorno argomenti assurdi—e quindi trasformando la macchina politica in un teatro dell’assurdo.
I deputati dell’AfD sono parlamentari che disprezzano il parlamentarismo. Tuttavia, partecipano all’agenda politica: presentano proposte, presiedono comitati di presidenza e inizieranno una guerra di carte bollate che bloccherà la burocrazia governativa. Proprio come la gente di Trump ha perso il rispetto per il ruolo della presidenza, l’AfD può danneggiare ulteriormente l’immagine del parlamento federale tedesco. Più politici dell’AfD saranno in parlamento, e più gli altri membri del parlamento dovranno operare in maniera prudente e razionale.
MA C’È ANCORA QUALCHE SPERANZA…
1. Non ci vorrà molto tempo prima che l’AfD dichiari guerra a se stesso
[Aggiornamento: Lunedì 25 settembre, ore 9.30.
La guerra è già iniziata]
Franche Petry è la regina dell’AfD. All’interno del parlamento sarà una minoranza. Il lunedì mattina post-elezioni ha subito dichiarato alla stampa che lei, in verità, non avrebbe nemmeno voluto far parte del partito nel Bundestag. Petry è la figura simbolica dei “moderati”: una cosa piuttosto folle, se ci ricordiamo l’appoggio a Pegida (un movimento islamofobo fondato a Dresda nel 2014) e la volta in cui ha paragonato i migranti alla “spazzatura.” Sulla nostalgia della Wehrmacht di Gauland, e le recenti mail pubblicate di Alice Weidel, Petry ha detto di aver capito “quanto gli elettori siano orrendi”. Solo poche ore dopo l’elezione, e prima ancora di sedersi sulle sedie color violetto del parlamento, il partito si divide platealmente.

Laura Himmelreich (su “Vice” 25 settembre 2017)
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