mercoledì, Dicembre 25, 2024

Brasile, la mobilitazione paga: sospeso il decreto che aboliva la Riserva in Amazzonia

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Il dramma che si vive in Amazzonia è quotidiano. L’ultima decisione del presidente brasiliano Michel Temer di abolire con decreto la National reserve of Copper and associates (Renca) – decisione revocata dal tribunale federale di Brasilia – aveva aperto la strada alle multinazionali delle trivelle in un’area più o meno equivalente all’estensione della Danimarca – 46mila km quadrati – ricca di materie prime. Ora che il giudice Rolando Valcir Spanholo ha stabilito che per una scelta del genere non basta un decreto, ma serve il previo intervento del Congresso, si spera nel risveglio delle coscienze delle persone su una situazione rimasta comunque insostenibile.
 

Gli indios patiscono ogni giorno le conseguenze dei danni al loro territorio. Ogni giorno rischiano letteralmente la pelle per la possibilità di scontri con i fazenderos, per la mancanza di pesce e cacciagione, per l’acqua contaminata. Il disastro ambientale e umano, costato 30 miliardi di reali, quattro volte il preventivo iniziale, dovuto alla ormai famigerata diga di Belo Monte, sul Rio Xingù in Brasile, è il tema centrale di uno splendido documentario diretto dal canadese naturalizzato brasiliano Todd Southgate. Il regista fa un’anatomia di questo crimine contro l’umanità, l’ambiente, gli indigeni e il popolo brasiliano, crimine oltretutto passato quasi sotto silenzio, semi-dimenticato dai media di tutto il mondo.

Il problema, nel caso della dismissione della Riserva, non è “solo” l’ignoranza inaudita (e il desiderio sfrenato di profitto) del presidente Temer, ma di grandi fasce di popolazione e, tutto sommato, dell’assenza di interesse di molte altre.

Naturalmente condivido in pieno quello che ha scritto in merito l’amico e collega Fabio Balocco nel suo blog su questo stesso sito il 29 agosto, un giorno prima della revoca da parte del Tribunale di Brasilia. Intendo solo aggiungere che eventi così disastrosi sono dovuti sì all’ignoranza dei governi, ma, anche, all’ignoranza e al menefreghismo di tutti. Basta leggere un commento di questo tipo: “L’Amazzonia è un inferno che finalmente un giorno sarà una serie di pascoli ben ordinati” per chiedersi quanti altri possano pensarla nello stesso modo. E quanti nel mondo non avranno i mezzi culturali per capire come stiano realmente le cose?

Michel Temer è diventato presidente dopo la destituzione, avvenuta il 31 agosto 2016, di Dilma Roussef accusata di aver manipolato il bilancio dello Stato per garantirsi la rielezione. In qualità di vicepresidente durante il mandato della Roussef e accusato anch’egli di corruzione, non sembra essere la miglior scelta per il futuro della politica brasiliana.

In ogni caso, grazie a iniziative come quella di Fabio, attuate in tutto il mondo, il governo di Brasilia ha ricevuto quasi un milione di email di protesta, mentre si moltiplicano le proteste in tutto il paese, anche di personaggi famosi.

Tuttavia, è necessario continuare a scrivere, a protestare, a mobilitarsi: non bisogna allentare la pressione.

CAMBIATE LE VOSTRE VITE!

NON SCANDALIZZATEVI SEMPRE SOLO PER UN’OPERAZIONE CORROTTA!

Scandalizzatevi per la morte quotidiana di voi stessi e del pianeta.

Mauro Villone (Il Fatto Quotidiano, settembre 2017)

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